Ricoverata nel 1972, esce affetta da epatite
Ricoverata presso una struttura pubblica nel 1972, ne esce affetta da epatite C. Tribunale condanna il Ministero della Salute a pagare alla donna, emotrasfusa, una pensione a vita e gli arretrati! Una donna nel 1977 si reca in una struttura pubblica a causa di una “gravidanza extrauterina” e qui le vengono praticate delle trasfusioni di sangue. Nei successivi 18 anni non riscontra nessun sintomo e nessun malessere, ma ricoverata nel 1995, per un’altra patologia, venne evidenziata la sua positivitá al virus dell’epatite C.
La sfortunata paziente, però, non venne informata di quanto scoperto dai medici del nosocomio. solo a distanza di 15 anni, in occasione di esami preparatori prima di un intervento chirurgico scopre di aver contratto l’epatite C.
La sfortunata signora, non molto tempo fa, si rivolge all’avv. Silvio Vignera, per iniziare il percorso necessario per ottenere ristoro per i gravissimi danni subiti e quindi, indennizzi e risarcimento del danno. Nello studiare il caso, l’avv. Vignera si rende conto, giá da subito, che il contagio sarebbe avvenuto a seguito delle trasfusioni praticate alla signora nel lontano 1977. Ipotesi che viene prontamente dimostrata in giudizio davanti al Tribunale.
Conformemente la recente sentenza pronuncia che “la stessa (la vittima) ha avuto contezza, per la prima volta della positività all’anti hcv e solo nei mesi di agosto e settembre 2012, la medesima è potuta risalire alla possibile riconducibilità dell’epatite contratta dalle emotrasfusioni praticatele nel 1977”.
Il tribunale ha reso giustizia alla donna danneggiata ed ha condannato il Ministero della Salute al pagamento dell’indennizzo, degli anni di arretrati ed una pensione a vita.
Attualmente, si è in giudizio per ottenere un ben più cospicuo risarcimento danni.
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